Il turista che si reca per la prima volta (ma, verosimilmente, anche seconda o terza) nella capitale spagnola effettua, nella grande maggioranza dei casi, una visita Parco del Retiro. Questo si trova infatti in posizione centralissima nella città, è indicato in tutte le guide ed è un ottimo esempio di parco tardo-ottocentesco. Fu infatti aperto al pubblico nel 1868 e include alcuni gioielli come il Palazzo di Cristallo, il monumento ad Alfonso XII e la singolare statua diabolica dell'Angelo Caduto.
Rarissimo è invece il caso di turista che si rechi in visita di un parco diametralmente diverso da quello appena citato ed oggetto di questo articolo, il parco Juan Carlos I, presso il Campo delle Nazioni. In realtà, presumibilmente per la sua posizione periferica, è poco frequentato anche dagli stessi madrileni. E' anche uno dei parchi meno capiti di Madrid.
Descrizione.
Senza specificare l'anonimo e poco indicativo numero di ettari, mi affretto subito a specificare che il parco in questione è ben più grande del Parco del Retiro e a Madrid è secondo solo a quello campestre della Casa de Campo. Circa tre quarti della superficie sono racchiusi in un gigantesco anello pedonale del diametro di un chilometro, mentre altre aree -tra cui l'accesso principale- si estendono al di fuori del disco. Il parco è stato inaugurato nel 1992 ed è per questo di uno stile completamente diverso da quello del Retiro. Contiene al suo interno una ventina di monumenti diversi, non tutti sinceramente comprensibili, forse estetica pura. La circonferenza è tagliata da un canale artificiale di forma irregolarissima, dove si praticano alcuni sport acquatici, tra cui il canottaggio e kayak. Anche una barca per il pubblico generalista attraversava il parco, ma oggi sembra non essere più in funzione. Rimane però attivo il trenino su gomma che accompagna i visitatori nelle varie zone. Al centro, dotato di una bella balconata sul canale, vi è la Estufa Fría, un giardino botanico che include anche un giardino zen, entrambi liberamente visitabili. Numerosi giochi per bambini e installazioni da ginnastica riempiono gli spazi tra i vari prati e il massiccio oliveto, già presente prima di essere incamiciato dentro i confini del parco. Oltre al trenino gommato, è disponibile un noleggio gratuito di biciclette (è sufficiente fornire un documento d'identità, non necessariamente spagnolo). Gli spazi verdi sono molto estesi e non soffocati da alberi, che sono invece disposti ordinatamente artificialmente in aeree ad essi designate.
Emozioni personali.
Effettivamente, come detto, non è facile capire questo parco. Non è facile capire le tante strutture fini a loro stesse, realizzate per lo più in cemento nudo o in ferro scabro, materiali di certo non esteticamente attraenti. Il fascino di questo parco risiede proprio in questa incomprensione, nelle continue domande che vengono in mente passeggiando per i viali. Non è nemmeno facile orientarsi. Le strutture architettoniche che possiamo prendere a punto di riferimento sono palesemente in stile contemporaneo, eppure già non più aggiornate. Infatti, fermandosi un attimo a pensarci, risulta chiaro che oggi non si costruirebbero più strutture del genere. Ciò costituisce ottimo esempio esplicativo di espressioni come "secolo breve" o "accelerazione dei tempi". Possiamo distinguere una chiesa medievale da una rinascimentale, ma è nettamente più difficile trovare la differenza architettonica tra l'inizio e la fine del XIV secolo. I tempi scorrevano più lentamente e le evoluzioni avvenivano meno frequentemente. Oggi, nel 2014, solo ventidue anni dopo l'inaugurazione del parco Juan Carlos I, è già possibile affermare che le strutture in esso presente sono "anni '90", passate. Ebbene, il fascino che questo parco mi suscita risiede anche in questo, in questa riflessione su come passino e cambino i tempi. Ma non è tutto. I grandi prati leggermente collinosi sono perennemente invasi di aquiloni e di padri che insegnano ai figli il complicato processo per farli decollare. Non solo gli aquiloni volano in questo parco. L'intero complesso si trova infatti a pochissimi chilometri dalle piste dell'aeroporto intercontinentale di Barajas. Lontano nel cielo, è un continuo di aerei che si allineano e si accodano per atterrare. Un filmato time-lapse mostrerebbe varie strisce continue di fari che vengono assorbite o regurgitate dalle piste nere. Al lato opposto, le Quattro Torri, i grattacieli più alti di Madrid. Molte guide suggeriscono il Tempio di Debod, in centro, come luogo più bello dove ammirare i migliori tramonti madrileni. Ebbene, lo spettacolo del disco solare che si infila rossissimo tra due delle Quattro Torri è da premio Pulitzer. Vi è poi una stranissima struttura a nord del parco, simile a una pista da BMX, fatta di collinette in erba (sintetica) separate da un piccolo canale d'acqua che è necessario saltare per accedervi. L'assenza di una passerella, effettivamente, può far sorgere il dubbio circa la proibizione o meno dell'accesso a quest'area, ma ciò contrasta con la presenza di scalette dentro la struttura, da cui poi è possibile lanciarsi come in uno scivolo. Molte fontane sono arrugginite e macchie di umidità costellano le strutture in cemento, segno di un inesorabile deterioro di materiali che non sono di per sé perfetti allo scopo estetico. Di nuovo, anche questo costruisce l'incanto di questo parco, l'aver azzardato l'estetica con materiali da costruzione e non da decoro.

Come arrivare.
Linea 8 della metropolitana di Madrid, fermata Campo de las Naciones.
Se arrivate in auto, è disponibile un ampio parcheggio. Impostate il navigatore su Avenida de la Capital de España, Madrid (il viale si chiama proprio così!)
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