La duplice interpretazione di Amor, ch’a nullo amato amar perdona.

Al tramontare del mio 26esimo anno d’età, decisi che era ora di adempiere ad uno dei compiti che dovrebbero formare parte del cammino di crescita di ogni cittadino italiano. La lettura della Divina Commedia. A chi si apprestasse a farlo, vorrei dire che in fondo non è lunghissima, anche se effettivamente complicata. A chi invece non ha ancora avuto l’ispirazione, beh lasciatemi dire che è davvero bella. Bella nel vero senso della parola ed anche emozionante. Ciò detto, è molto ben noto che l’Inferno è la cantica più avvincente delle tre ed effettivamente mi sento di confermare questo punto di vista. La mia piccolezza intellettuale non mi permette di eseguire alcuna originale interpretazione della Commedia. Eppure, gli spunti di riflessione sono pressoché infiniti. Uno dei tanti è dato dal celeberrimo canto V dell’Inferno, ovvero quello dedicato a Paolo e Francesca. Probabilmente non tutti sanno che Paolo e Francesca sono fondamentalmente due amanti adulteri e per questo sono stati condannati a passare l’eternità nel girone infernale dedicato ai lussuriosi. Due sono le terzine estremamente famose:


Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende 
prese costui de la bella persona 
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona, 
mi prese del costui piacer sì forte, 
che, come vedi, ancor non m’abbandona

Una parafrasi della prima terzina può essere:

L'amore, che si attacca subito al cuore nobile,
prese costui per il bel corpo
che mi fu tolto, e il modo ancora mi danneggia.

Ma parafrasare la seconda terzina comporta dei problemi a casa di una duplice interpretazione. Procedendo parola per parola con l’esegesi:

Amor: è il soggetto del verso e non è una invocazione in stile “Oh, amore mio!”. E’ invece L’Amore, la figura dell’Amore, il sentimento dell’Amore.

ch': che, ovvero il quale si riferisce ad Amor: il quale amor.

a nullo: è proprio da questa parola che nasce una doppia interpretazione, di cui parlerò dopo l’esegesi.

amato: persona amata

amar perdona: l’Amore che permette di non amare, che esime una persona dall’amare.

Tradizionalmente, il verso “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” viene quindi spiegato in questa maniera: “L’Amore obbliga  tutti coloro che sono amati di ri-amare a loro volta”. Infatti con “nullo amato” ci si riferisce spesso a “nessuna persona amata”. Questa interpretazione si basa sul fatto che nullo deriverebbe dal latino nullus, che in latino significa nessuno. Il senso della frase è che quando una persona sente un grandissimo amore provenire da un’altra persona, alla fine finisce con innamorarsi anche lui.

Eppure non ho potuto fare a meno di riflettere che l’esegesi del verso cambia drasticamente a seconda dell’interpretazione della parola nullo. Se nullo, invece di essere tradotto con nessun, venisse tradotto con “nulla” (o “per niente), allora si otterrebbe una frase diversissima. Sarebbe qualcosa come “L’Amore concede alle persone per nulla amate la possibilità di non amare” (perchè sarebbe altrimenti troppo doloroso per loro amare e non essere amati).

Quindi, riassumendo, le due interpretazioni che ho dato sono:
  • “L’Amore obbliga tutte le persone che sono amate a ri-amare a loro volta”
  • “L’Amore concede alle persone per niente amate di non amare”

Ovviamente, nel contesto del canto V e della bella storia di Paolo e Francesca, la prima interpretazione è quella che coincide meglio con il contesto. La mia riflessione era piuttosto un ragionamento sui valori. Onestamente non sono d’accordo con nessuna delle due interpretazioni. “Al cuor non si comanda”, oggi si suol dire. Ed in opinione mia, è questa l’unica descrizione della realtà. Non importa se la persona che ama veda il proprio amore ricambiato o no: amerà comunque. Non importa se una persona percepisca, anche profondamente, le attenzioni e i corteggiamenti di un’altra persona. Se il sentimento non c’è, non ce lo si può inventare (a meno che non si reciti anche con sé stessi).
Come mi disse una volta una amica:

Io non voglio stare con una persona solo perchè ce lo diciamo.

Ovviamente i valori del Trecento erano ben diversi dai nostri. Forse si faceva un po’ di confusione tra corteggiamento ed amore?

Commenti

  1. Ho sempre avuto un'interpretazione differente (e letterale, dopotutto) di questo verso, mai confortato da un commentatore d'accordo: Amore non perdona la persona amata quando questa riama. Spesso nelle coppie avviene che uno dei due ami più dell'altro e la persona più amata non riesca ad andare oltre un tiepido affetto: sono le coppie probabilmente più stabili e serene. Se invece la passione coglie entrambi gli amanti con pari intensità si va incontro ad esiti devastanti e tragici (Amor non perdona), come nel caso di Paolo e Francesca, perché vengono travolte tutte le convenzioni sociali, matrimonio compreso.

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    1. Questa interpretazione di Massimo è quella che sento in cuor mio più vicina alla tragica fine dell'amore di Paolo e Francesca. Non sono mai stata convinta della interpretazione dominante “L’Amore obbliga tutte le persone che sono amate a ri-amare a loro volta” .
      La lettura precisa delle singole parole del verso mette in evidenza "negazione" o "perdono" che non sono proprio parole di esaltazione dell'amore. Il dolore di Francesca di quel momento è bensì l'esaltazione della tragica conclusione della loro passione d'amore.

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  2. Amore, secondo la mia personalissima interpretazione, è inteso in questi versi come sentimento inevitabile e doloroso al quale non ci si può sottrarre quando è passione e che porta con sé tutte le gioie, tutti i dolori derivanti dall'amore. Amato lo interpreto come innamorato, il piacer è la passione, la quale nell'amore provoca danno.
    ... L' ho detto che è personale! 💕

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  3. A me sembra un’altra cosa ancora: Letteralmente: L’amore non perdona nessun amato. Nel senso che non c'è amore senza conseguenze.

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  4. L' amore non vissuto, ti riconquisterà! Alfredo Francesco Giuliano.

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  5. Per me è ancora a diverso ma nn ho mai trovato nessuno d'accordo, e la metterei così: amar perdona Amor c'ha nullo amato, cioè il fatto stesso di amare perdona, quindi giustifica un amore provato "a nullo", cioè senza riuscita, senza possibilità di concretizzazione, poiché l'amore tra Paolo e Francesca era un amore Vero ma impossibile,ma in quanto amore comunque da giustificare nonostante la sua impossibilità.

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