La leva dell'umanità
Diversi anni fa, ad Aquafan, chiesi al mio amico e mentore Sirio, perchè avessimo pagato una ventina d’euro per provare gli scivoli acquatici. Gli scivoli acquatici, per non parlare delle montagne russe, sono mezzi di trasporto umano senza uno scopo. Si ritorna al punto di partenza senza aver ottemperato uno scopo, anzi più stanchi di prima per aver fatto le scale trasportando eventualmente anche un gommone. Non vi è nulla di utile in uno scivolo acquatico, sono l’antitesi di quella leva dello schedario. Sirio mi rispose che è vero, siamo proprio ridicoli, anzi no. Sono in qualche modo l’orgoglio dell’umanità, che è ormai riuscita a soddisfare talmente abbondantemente i suoi bisogni primari di protezione e sopravvivenza che può dedicarsi all’inutile, cioè al non-utile, a qualcosa che non serve praticamente a qualcosa. E anche laddove i bisogni di sopravvivenza non siano pienamente soddisfatti -penso ad esempio alle tribù africane- si manifesta comunque una ricerca del bello nelle decorazioni corporee o delle armi da caccia. Un bambino piccolo che fa un disegno a malapena riconoscibile e poi lo colora a suo gusto è ancora un esempio della dedizione umana all’estetica. Per questo mi meraviglia molto quella leva dello schedario: non vi è stato affatto uno sforzo estetico dietro, nemmeno in termini di smussatura degli angoli o particolare colorazione o cromatura.
Secondo me, la ricerca del bello è in ognuno di noi. Tesi smentita da Sirio, che vive ormai da anni negli Stati Uniti, nota patria del pragmatismo. Lui, che ha ben capito il mio punto, sostiene che invece in America vi sono strade, negozi, case dove davvero non c’è nulla di bello, nessun sintomo di ricerca dell’estetico, ma solo del pratico e funzionale. Sirio sostiene che a molti di loro non interessi tale scopo, che siamo noi europei ad essere costantemente circondati dal bello e che quindi a me sembra normale che vi sia l’aspirazione alla bellezza in ognuno. Eppure io gli ho sottolineato l’esempio della Apple: almeno agli inizi, gran parte del suo successo statunitense e planetario si è basato sulla bellezza dei propri prodotti. E’ quindi ancora mia ferma opinione che, nel buono o nel cattivo gusto, la tendenza al bello risieda in ognuno di noi.
Mi viene allora da chiedere perchè il bello è bello?, qual è lo scopo del bello?, perchè vi aspiriamo tanto? Per rispondere a queste domande, devo tornare all’esempio degli scivoli acquatici, che non hanno apparentemente una funziona pratica. Questi servono solo al nostro divertimento, ad incrementare -dietro pagamento di un biglietto- la soddisfazione personale. Il divertimento è presente anche negli animali, basta fare una passeggiata per strada e vedere quando due cani si incontrano. Gli umani hanno forme più complesse di intrattenimento, si pensi al cinema, alle carte, agli sport eccetera. Se nel tempo si sono sviluppate così tante forme di gioco, significa che vi è un riscontro, un risultato apprezzabile. Che potrebbe essere definito, ad esempio, come il miglioramento del nostro umore, anche fosse in forma solo temporanea. Ma se chi ha migliorato il proprio umore è uno stressato direttore aziendale che dopo essersi rilassato (attraverso, ad esempio, la visione di un film) ha incrementato la sua produttività, ecco che risulta che anche lo scivolo acquatico ha una funziona pratica. Il divertimento e l’intrattenimento hanno la funzione pratica di migliorare le nostre giornate. Tale ragionamento può essere applicato anche alle arti. L’umanità ne ha sviluppate nel tempo numerosissime forme diverse. Per l’arte è inoltre doveroso utile aprire una breve parentesi. Lo scivolo acquatico serve, abbiamo detto, principalmente al suo utente finale, colui che lo percorre e si diverte, migliorando il suo umore. L’arte va oltre, perchè serve sia all’utente finale (banalmente, chi contempla un quadro), ma è anche espressione personale del suo creatore (chi ha dipinto quel quadro) che, anche lui, nell’atto di creare quell’opera d’arte, ha incrementato il suo umore e la sua soddisfazione. Fine della parentesi. Posso quindi affermare che l’arte ha il duplice scopo di esprimere i sentimenti dell’artista, ma anche quello di far godere l’utente finale. E il godimento dell’utente finale, si è visto, produce l’effetto pratico di incremento della sua soddisfazione.

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