Timon e Pumbaa sono anche loro cattivi.

Fino a qualche tempo fa, la doccia ed il momento cacca erano quelli più metafisicamente produttivi. Ora che il cellulare si è imposto prepotentemente come compagno delle nostre deiezioni, questo post è nato da una riflessione di qualche giorno fa sotto la doccia.

Timon e Pumbaa sono anche loro antagonisti in Il Re Leone.
No, attenzione: anche a me piacciono e sono sempre piaciuti. Mi sono sempre piaciuti fino a qualche giorno fa, appunto sotto la doccia, mentre riflettevo su quante tematiche sono affrontate in questo film, considerando anche l'acquisto del biglietto per assistere al musical che arriverà a breve a Parigi.

Essendo stati già ampiamente dibattuti, non tratterò di temi come il senso di colpa per la morte del proprio papà, le tentazioni del proibito, l'amoroso perdono, eccetera.

Parto però dall'episodio della morte di Mufasa. Scar (ufficialmente, il vero antagonista del film) convince con l'inganno il piccolo Simba che è stato lui a provocare la morte del padre Mufasa e gli consiglia di fuggire e non tornare mai più. Simba, principe esiliato, corre, scappa, vaga per giorni, fino a cadere stremato.
Entrano allora in scena Timon e Pumbaa, che trovano il giovane leone che muore nel fango. Lo svegliano ed in breve lo fanno diventare uno di loro. Ottimo!

No. Tra feste e banchetti a base di succulenti insetti, impartiscono a Simba i peggiori consigli possibili di vita, abbassandolo fino a vivere ben al di sotto del suo potenziale. Hakuna Matata è un messaggio affascinante, brillante come la luce blu all'interno di una trappola per mosche ed anche una parte memorabile della trama. "Senza pensieri" diventa lo stile di vita che l'aspirante re comincia a fare suo.

Anni e anni dopo, il leoncino è diventato adulto, ma non ha fatto alcun progresso nella sua vita.

Entra in scena Nala, l'amica d'infanzia promessa sposa di Simba fin da piccolo. È praticamente la leonessa perfetta per Simba; ha davvero tutto quello che serve. Premurosa, bella, gentile, audace, con voglia di vivere. Felicissimi di rivedersi, condividono alcuni momenti di intimità incoronati da una romanticissima canzone. Nala però scopre presto che Simba non è più lo stesso  leone a cui voleva bene tanti anni prima. L'amore dell'infanzia rimane sì indelebile, ma prende piede la frustrazione nello scoprire che Simba si rifiuta di tornare alla Rupe dei Re. Simba è disinteressato ad assumere il ruolo di guida del Regno, anzi di salvatore di questo. Nala è pertanto scoraggiata nel vedere una vita sprecata, che non sfrutta appieno le sue opportunità. Simba chiude quasi completamente la porta a una donna perfetta per lui.

Il film ricorre ad una esperienza mistica per svegliare Simba. Un po' stordito ed un po' drogato, Simba vede nel cielo l'immagine di suo padre Mufasa, che in realtà è un suo pensiero proprio. E' un dialogo interiore in uno dei momenti più emozionanti del film (no, aspettate, anche io sono una vittima, come del resto il 100% degli spettatori del film, della scena della morte di Mufasa).

La scena dell'apparizione di Mufasa a Simba, accompagnata da un emozionantissimo brano di Hans Zimmer

-Simba, mi hai dimenticato.
-No. Come avrei potuto?
-Hai dimenticato chi sei, e così hai dimenticato anche me. Guarda dentro te stesso, Simba. Tu sei molto più di quello che sei diventato. E devi prendere il tuo posto nel Cerchio della Vita.
-Come posso tornare? Non sono più quello che ero.
-Ricordati chi sei. Tu sei mio figlio, e l'unico vero Re.

Dotato solo allora di una risvegliata consapevolezza risvegliata di lui stesso sia, Simba si avvia verso la Rupe dei Re a recuperare il trono usurpatogli da Scar.

Timon e Pumbaa rappresentano il peggio di ciò che facciamo della nostra vita. Persone senza preoccupazioni, spensierate, superficiali, che ci fanno dimenticare chi siamo e quanto possiamo fare nella vita. <<Sei il re e non ce l'hai mai detto?>>, Timon fa una battuta a Simba. Sì, hanno vissuto insieme per anni, ma Simba ha sempre evitato di parlare del tema. Non aveva voglia di tirare fuori il tema delle sue responsabilità, ma anche delle sue potenzialità. Sviluppare una potenzialità richiede troppo troppo sforzo. Ma da piccolo, ricordiamoci, lui cantava "Voglio diventar presto un re", forse con spassionata innocenza, ma aveva ben coscienza di chi lui fosse destinato ad essere. Sono stati Timon e Pumbaa, con il loro "Hakuna Matata-Senza Pensieri" a fargli passare la voglia di intraprendere il nobile cammino.

Posto che l'anima gemella può essere sia donna sia uomo, devo riconoscere che in una coppia eterosessuale tipica è più spesso la donna a risvegliare nell'uomo la coscienza circa le sue potenzialità. Chi è veramente fatto per noi spesso vede a fondo chi siamo, appassionandosene, cercando di spingerci ad essere tutto ciò che possiamo essere, prendendo questo obbiettivo come soddisfazione personale.

Attenzione. Tutti abbiamo bisogno di amici e non voglio dire che solo di vita di coppia si debba vivere. Sono il primo sostenitore del tempo di svago, perchè se no alla fine cosa viviamo a fare? La buona notizia infatti è che Simba, una volta smesso di fuggire da sé stesso, ha scoperto che Timon e Pumbaa potrebbero davvero essere amici migliori, per godersi la vita anche in un'ottica più epicureista. La brutta notizia, invece, è che Timon e Pumbaa non sono solo le persone di cui ci circondiamo, ma popolano invece anche il nostro cuore. Sono i promotori della comfort zone. Ci fanno amare la nonchalance con cui evitiamo di prendere il mano le redini della propria vita e ci convincono che alla fine c'è ancora tempo. Amano sottolineare che non siamo tanto capaci di grandi cose, ma alla fine cosa importano?


Sull'equilibrio tra sviluppo personale e godimento della vita, tuttavia, dovrei scrivere un altro post perché in una visione più globale... sia concentrandosi su uno o sull'altro, il risultato è sempre lo stesso. Il nostro percorso nel mondo finisce comunque per tutti con il sonno eterno, quindi sono più che comprensibili le motivazioni di chi potrebbe supportare uno stile di vita completamente dedicato all'edonismo, perchè non produce un risultato diverso o inferiore di quello dedicato allo sviluppo personale. Il risultato no, ma gli effetti sì. Di questo dovrò riparlarne.

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